Abbiamo visto come molte malattie considerate croniche, come la psoriasi, possano essere tenute a bada, se non addirittura guarite, con una dieta adeguata.

Può darsi allora che anche il diabete possa rispondere bene a un cambio di dieta e di stile di vita? O ce lo dobbiamo tenere per sempre, anche se rispettiamo certe restrizioni alimentari?

Che cos’è il diabete?

Come senz’altro sai, il diabete è una malattia metabolica conseguente a una ridotta produzione di insulina da parte delle cellule beta delle isole di Langerhans del pancreas, oppure a un’incapacità delle cellule di recepire il messaggio dell’insulina (insulino-resistenza), cioè l’incapacità dell’insulina di far aprire le cellule per far entrare il glucosio che è il loro nutrimento.

Paradossalmente un diabetico si ritrova con tanto glucosio in circolo, ma le sue cellule muoiono letteralmente di fame.

Quando si parla di diabete subito ti vengono in mente quei meravigliosi dolci che devi lasciare in pasticceria…

Ma il problema non è solo lo zucchero!

Non posso mangiare zucchero… lo sostituisco con il fruttosio!

Il GLUCOSIO puro è la forma di zucchero più semplice, con indice glicemico 100. Proviene da amidi e carboidrati, è elaborato da ogni cellula del corpo a cui viene inviato per azione dell’insulina.

Il fruttosio è uno zucchero che in natura si trova solo nella frutta e nel miele. Viene inviato al fegato che se ne occupa direttamente.

Il fruttosio è il più dolce degli zuccheri e può creare dipendenza, pur avendo un indice glicemico più basso di tutti gli zuccheri.

Infatti il basso indice glicemico purtroppo non vuol dire che a lungo termine non sia dannoso. Anzi. Crea alti livelli ematici di grasso, steatosi epatica, infiammazione e obesità, con una crescente difficoltà a perdere peso.

Ma non stiamo parlando di diabete? Cosa c’entra il grasso o il colesterolo con il diabete? Sono problemi diversi!

E invece no! E questa è anche una buona notizia, perché trovata la cura per l’uno puoi risolvere anche gli altri.

Stavamo parlando di zucchero, aumento della glicemia e grasso. Cerchiamo di capire qual è la correlazione tra questi tre fattori.

Lo zucchero (e i carboidrati che si trasformano in zuccheri) aumenta l’INDICE GLICEMICO, cioè la misura dell’aumento della glicemia prodotta nel corpo 90-120 minuti dopo aver assunto un alimento ricco di zucchero.

Lo stesso vale anche per gli altri tipi di dolcificanti come il malto, ma anche lo zucchero di cocco che, pur avendo basso indice glicemico, non è comunque indicato in caso di diabete.

[In seguito vedremo quali sono i dolcificanti da usare saltuariamente.]

In questa sede non prendiamo in considerazione i dolcificanti artificiali come l’aspartame o la saccarina che hanno molteplici effetti collaterali, non ultimo la possibilità di sviluppare neoplasie.

Per ora concentriamoci sugli effetti dell’impennata dei livelli di glicemia sanguigna.

Il corpo trasforma i carboidrati assunti nella dieta in zucchero e questo stimola il pancreas a secernere dell’insulina. L’insulina permette al glucosio di entrare nelle cellule e lo deposita sotto forma di glicogeno nel fegato e nei muscoli.

Quando questi non hanno più spazio e non sono in grado di assorbirne ancora, allora il glicogeno viene accumulato dall’insulina sotto forma di grasso corporeo, particolarmente di grasso addominale, che non è solo esteriore, ma corrisponde ad un grasso interno profondo che avvolge tutti gli organi.

Più zucchero mangi, maggiore è il messaggio al corpo: PRODUCI GRASSO! RICAVANE GRASSO!

Diabete e colesterolo

La correlazione tra zucchero e colesterolo è un fenomeno che gli scienziati hanno iniziato a studiare solo in epoca recente.

Infatti i temuti trigliceridi, potenzialmente nocivi, venivano sempre associati ai cibi ricchi di grassi, come carni o burro.

Ecco la scoperta controintuitiva: gli alimenti ricchi di grassi, pur essendo ricchi di trigliceridi, in realtà inibiscono la produzione di grassi endogena (cioè interna al corpo) che è la variabile più pericolosa. Perché il corpo può produrre una quantità enorme di trigliceridi se non li trova nell’alimentazione! Meno grassi mangiamo, più grassi produciamo!

I carboidrati, pur essendo privi di trigliceridi, grazie al lavoro dell’insulina, stimolano la produzione di acidi grassi da parte del fegato, che poi finiscono nel sangue. Quindi maggiori quantità di carboidrati assumi, maggiore sarà la quantità di grassi che ti ritroverai nel sangue, nei muscoli e soprattutto nella pancia.

Ecco perché, nonostante magari tu abbia ridotto drasticamente il consumo di grassi, comprando carboidrati che ne sono quasi completamente privi (per intenderci: crackers con il 30% di grassi in meno!) ti ritrovi sempre con il colesterolo alto!

I grassi che mangiamo, naturalmente, devono essere grassi di buona qualità (ghiolio di cocco, burro di malga…) e preferibilmente crudi.

Ancora, mangiare carboidrati a scapito dei grassi ci fa ritrovare carenti di nutrienti fondamentali anche se siamo obesi, non riusciamo ad assimilare veramente il cibo che mangiamo anche se di buona qualità trasformandolo in veleno e scorie tossiche, le nostre cellule sono sempre più infiammate, ossidate, glicate….

Quando il processo è continuo e massiccio i grassi prodotti arrivano addirittura ad infiltrare il fegato stesso causando la STEATOSI EPATICA. E questo lo fa anche (e soprattutto) il fruttosio anche se non alza la glicemia!

Quindi la produzione di grassi da parte del fegato è legata all’innalzamento del picco glicemico e all’accumulo di grasso viscerale e non al consumo di grassi saturi.

Questa massa grassa viscerale produce AGENTI INFIAMMATORI anomali (le leptine), contiene un gran numero di globuli bianchi (macrofagi) che stimolano nuovi processi infiammatori.

Queste molecole endocrine infiammatorie prodotte dal grasso viscerale si riversano nel fegato (attraverso la vena porta) che reagisce producendo altri agenti infiammatori e proteine.

Il grasso viscerale funziona quindi come una pericolosissima ghiandola endocrina, enorme e molto attiva che lavora non per la vita, ma contro il corpo.

Più insulina in circolo, maggiore accumulo di grassi, maggiore grasso viscerale. Quando il grasso viscerale secerne agenti infiammatori sia i tessuti del fegato che quelli dei muscoli rispondono peggio all’insulina creando una “insulino-resistenza” che costringe l’insulina a convertire tutti gli zuccheri in altro grasso viscerale.

Inoltre il grasso viscerale secerne ESTROGENI, che sono pericolosi sia per le donne che per gli uomini, perché portano a crescite anomale di tessuto sia nel seno (maschile e femminile) che nell’utero. Oltre agli estrogeni anche la prolattina può aumentare fino a 7 volte.

Infine le cellule del pancreas sono minacciate dall’effetto INFIAMMATORIO prodotto dalle leptine prodotte dal grasso viscerale.

Quindi GLUCOTOSSICITA’, LIPOTOSSICITA’ e INFIAMMAZIONE portano a una progressiva e inesorabile morte delle cellule Beta. Quando il numero è sceso sotto il 50% il diabete è detto irreversibile e il pancreas non è più in grado di produrre insulina.

Nei primi stadi della malattia si prescrivono due farmaci, uno il pioglitazone (per forzare e ridurre l’insulino-resistenza delle cellule), l’altro la metformina per ridurre la produzione di glucosio. Poi lo stadio finale è l’iniezione di insulina.

Diabete e Alzheimer

Inoltre l’’insulino-resistenza” fa migrare il glicogeno verso le più disparate sedi, tra cui le proteine cerebrali, e si lega nei tessuti a queste proteine rendendole glicate e creando delle placche di cui è pieno il cervello delle persone affette da Alzheimer.

Queste placche si impossessano del cervello al posto delle normali cellule e i ricercatori, osservando i bassi livelli di insulina che caratterizzano i malati di questa malattia, iniziano a definirla il diabete di tipo 3.

Se le nostre diete non fossero così ricche di carboidrati noi non saremmo così sovrappeso, così diabetici, così colesterolemici e così smemorati!

Come hai visto diabete, grasso viscerale, colesterolo e arteriosclerosi/Alzheimer e altri problemi neurologici sono tutti figli della stessa madre!

Ma non è finita qui: siamo in presenza di una famiglia molto numerosa!

Diabete e celiachia

Il diabete ha una strettissima correlazione con la celiachia e l’intolleranza al glutine, e tutta la gamma di sindromi correlate al diabete (come condizioni di pre-diabete) per cui può essere a tutti gli effetti considerata una malattia da INTOLLERANZA AI CARBOIDRATI.

Il grano ha un’incredibile capacità di innalzare consistentemente i livelli di zucchero nel sangue. Tra tutti i cereali è quello principalmente imputato del grasso viscerale (pancia da grano!), è il peggiore dei carboidrati, quello che con maggiori probabilità ti porterà sulla strada del diabete.

Per esempio, il diabete infantile di tipo 1 è molto probabilmente associato alla celiachia, infatti i bambini con diabete di tipo 1 hanno un’alta probabilità di risultare positivi ai marcatori della celiachia e una probabilità di svilupparla trenta volte superiore agli altri. Molti di essi riescono ad arrestare lo sviluppo del diabete infantile semplicemente smettendo di assumere glutine.

Inoltre il grano produce esorfine come già spiegato in un precedente articolo. Le esorfine hanno effetti psicotropi, cioè creano dipendenza. Mangiare un bel piatto di pasta ti fa sentire intorpidito, piacevolmente rilassato e riduce l’ansia. E allora cosa c’è che non va? C’è che dopo questo iniziale effetto, ti ritrovi stanco e malinconico e perciò desideri altro grano o dolci per “tirarti su”. Ecco spiegata la dipendenza!

Ma non è finita qui: con l’eliminazione del grano vedrai tutti i fenomeni associati a un cattivo metabolismo del glucosio recedere, compresa la pressione alta, i fenomeni infiammatori, la glicazione (quando il glucosio si lega alle proteine e a certi grassi rendendole inutilizzabili con conseguente formazione di radicali liberi, stati infiammatori e alterazioni maligne), le lipoproteine a bassa densità (LDL) e i trigliceridi.

L’aumento dei casi di celiachia è andato di pari passo con l’aumento dei casi di diabete di tipo 1, di malattie autoimmuni come la sclerosi multipla e il morbo di Crohn, e di allergie.

Cosa posso mangiare al posto dei carboidrati?

A questo punto ti chiederai come sia possibile eliminare, o quantomeno ridurre, i carboidrati senza incorrere in una carenza grave di nutrimento per le cellule.

In effetti il glucosio è l’alimento principe delle cellule, ma l’esigenza di carboidrati nella dieta umana è minima: possiamo sopravvivere con un quantitativo limitato che, all’occorrenza, può essere fornito direttamente dal fegato.

Non solo, ma la dose sufficiente (circa il 20-30% delle nostre calorie totali) ci viene fornita dai vegetali che sono la forma di carboidrati più salutare per il nostro corpo.

Infatti, gli zuccheri contenuti nella verdura sono in quantità inferiore, sono ricchi di acqua e la loro assimilazione è ostacolata dalla presenza di fibre indigeribili. Per questo richiedono una digestione più lunga che li porta nel sangue più lentamente e in modo meno traumatico.

Tutto ciò di cui hai bisogno, dalle vitamine ai minerali, ti può essere fornito attraverso le verdure, cotte in modo appropriato, così da rompere la maggior parte dei legami di cellulosa e diminuire l’impatto dei fitati.

Alle verdure aggiungerai proteine animali e vegetali (carne bianca e rossa, pesce, uova, semi di chia e canapa… facendo attenzione ai formaggi (che contengono generalmente lattosio che è uno zucchero) e ai legumi, ricchi di amidi.

A verdure e proteine affiancherai grassi di buona qualità come ghi e olio di cocco. I grassi contribuiscono a ridurre l’infiammazione.

Diabete: piano alimentare completo

  • Proteine animali e vegetali: carne bianca, carne rossa, pesce, uova, semi di chia e canapa, formaggi di capra da latte crudo (una o due volte la settimana), legumi come lenticchie e fagioli mung o azuki (una o due volte alla settimana), proteine dei semi di girasole
  • Verdure, soprattutto a foglia verde, cotte leggermente con spezie.
  • Grassi di buona qualità (ghiolio di cocco, olio extra vergine di oliva) per facilitare l’assorbimento dei minerali da aggiungere a proteine e verdure. Può darsi che producano inizialmente uno stato di chetosi ma questa è benefica perché aiuta il fegato a decongestionarsi.
  • Piccole quantità di semi oleosi precedentemente ammollati.
  • Inoltre bevi tanta acqua calda. Questa ti purifica dalle tossine e ti aiuta ad avere meno fame, soprattutto nei periodi iniziali quando l’interruzione dell’assunzione di grano e carboidrati potrebbe causarti sintomi paragonabili a quelli di una crisi di astinenza.
  • Fondamentale è che rinforzi la digestione con i pilastri (masticare a lungo, evitare cibi crudi, mangiare vegetariano e presto la sera, naturalmente niente frutta o dolci a fine pasto, usare spezie, ecc…).

Uno schema base utile, dopo aver fatto la pulizia profonda, può essere:

  • COLAZIONE: colazione salata con proteine vegetali (semi di canapa e chia, proteine di semi di girasole o di zucca+ spezie, erbe aromatiche e olio EVO) o proteine animali e verdure cotte.
  • PRANZO: completo con zuppetta di verdure, proteine e verdure + grassi (in un secondo momento potrai eventualmente inserire di nuovo piccole quantità di cereali integrali in chicchi senza glutine).
  • MERENDA: verdure cotte con aggiunta di grassi o piccoli spuntini che puoi trovare nella sezione ricette del sito energytraining.it con l’aggiunta di Ammino.
  • CENA: molto leggera con eventuale zuppa di verdure + verdure cotte e proteine vegetali. Cena molto presto.
  • SPUNTINI: puoi fare più spuntini durante il giorno a base di verdura cotta + grassi sani e proteine, variandole tutte.

Se segui una terapia a base di insulina è necessario un monitoraggio dei livelli di insulina per evitare crisi ipoglicemiche. Inoltre consulta sempre il tuo medico.

Diabete: integratori utili

Un ulteriore aiuto può venire dagli integratori:

  • Innanzitutto gli enzimi (Energy Zym) che sostengono la trasformazione.
  • Energy Lip che, oltre a pulire dai grassi ossidati, ha un ottimo effetto sui livelli della glicemia.
  • La Trimetilglicina aiuta a ridurre gli zuccheri nel sangue. Si può anche preparare una tisana con l’aggiunta di anice, cardamomo, finocchio.
  • Fitorodiola: migliora la risposta dell’insulina.
  • Puoi fare un infuso di bacche di goji o inserire superfood nei tuoi smart cappuccini (Polvere di Amla, Gelsi neri o bianchi, erba di grano, maqui ecc…).
  • Se vuoi dolcificare, puoi usare polvere o sciroppo di Yacon.
  • Assumi sempre la corretta dose di grassi sani distribuiti tra i pasti e nei pasti, indispensabili per assorbire i minerali e quindi migliorare l’idratazione (da 4 a 10 cucchiaini al dì).

Abbiamo parlato di diabete anche in questo articolo:

Prevenire e curare il diabete con i micronutrienti