In questo terzo articolo dedicato all’ipotiroidismo vediamo quali rimedi naturali, in aggiunta ad una dieta appropriata,  possono essere d’aiuto per diminuire i sintomi e supportare il processo di guarigione.

Ashwagandha (nome botanico Withamnia somnifera).

L’Ashwagandha è una delle più potenti piante curative utilizzate nella medicina Ayurvedica da tempi molto antichi.

Viene spesso chiamata ginseng indiano per via delle sue proprietà ringiovanenti e rinvigorenti, dal punto di vista botanico però l’ashwagandha ed il ginseng non sono correlati.

In India ci si riferisce all’ashwagandha anche come alla “forza dello stallone” in quanto viene comunemente usata per rinforzare il sistema immunitario dopo una malattia.

Si tratta di una pianta adattogena che aiuta il corpo a reagire allo stress mantenendo in equilibrio i livelli ormonali.

Questa pianta si è dimostrata estremamente efficace nel migliorare la salute della tiroide sia in caso di ipotiroidismo che in caso di ipertiroidismo.

Scienziati e medici ancora non capiscono esattamente come funzionino le piante adattogene, quello che sappiamo è che queste piante hanno appunto la capacità di adattarsi alle condizioni in cui l’organismo si trova al momento in cui vengono assunte e di agire concordemente con esso per ristabilire l’equilibrio.

Nel caso di problemi alla tiroide l’ashwagandha lavora con il nostro corpo per riportare in equilibrio i livelli ormonali sia che questi siano troppo alti o troppo bassi.

Le piante adattogene in generale aiutano ad abbassare i livelli di cortisolo e a bilanciare i livelli di T4 (tiroxina):

Studi clinici hanno infatti dimostrato che l’ashwagandha, somministrata per un periodo di 8 settimane, ha aiutato i pazienti ipotiroidei ad incrementare significativamente i livelli di tiroxina riducendo così la gravità dei sintomi.

Ci sono anche altre piante adattogene che hanno effetti simili come la rhodiola, la radice di liquirizia, il ginseng e il basilico sacro (conosciuto anche con il nome sanscrito tulasi o il nome hindi tulsi).

Iodio

Diversi studi suggeriscono che una supplementazione quotidiana di iodio anche in modeste quantità (tra i 150 e i 300 microgrammi al giorno) provoca significativi cambiamenti nella funzionalità ormonale della tiroide e forse anche nella produzione di anticorpi in soggetti predisposti.

Una dieta ricca di cibi contenenti iodio come pesce, uova, alghe e prodotti da latte crudo può aiutare a prevenire la deficienza di questo importante elemento.

Questi stessi studi hanno anche evidenziato che la supplementazione di iodio non dovrebbe essere fatta in presenza di tiroidite di Hashimoto in quanto nel lungo termine l’assunzione di troppo iodio aumenta il rischio di sviluppare ipertiroidismo.

Infatti mentre è quasi impossibile assumere iodio in eccesso tramite la sola dieta, l’utilizzo di supplementi o il consumo di grandi quantità di alghe fresche o essiccate può portare facilmente al sovradosaggio.

Selenio

La tiroide è l’organo con il più alto contenuto di selenio nel corpo.

Il selenio è necessario per la produzione dell’ormone T3 della tiroide (triiodotironina) e può ridurre le reazioni autoimmuni dell’organismo.

In pazienti affetti da tiroidite di Hashimoto e nelle donne in gravidanza che manifestano disturbi della tiroide la supplementazione di selenio diminuisce la produzione degli anticorpi anti-tiroidei e migliora la struttura della ghiandola tiroidea.

Dato che aiuta a bilanciare i livelli ormonali, il selenio diminuisce il rischio di sviluppare disturbi della tiroide sia durante la gravidanza che successivamente (tiroidite post-partum).

Altri studi hanno dimostrato che quando la mancanza di selenio viene risolta con la supplementazione i pazienti arrivano a sperimentare una media del 40% di riduzione di anticorpi tiroidei contro un aumento degli stessi del 10% che si manifesta in caso di somministrazione di un placebo.

Il selenio è anche un potente antiossidante ed è necessario all’organismo per produrre il glutatione il più importante e potente tra gli antiossidanti presenti nel nostro corpo.

Alcuni sintomi e possibili complicazioni del deficit da selenio sono:

  • disfunzioni della tiroide
  • indebolimento del sistema immunitario
  • infertilità
  • depressione
  • malattie cardiache
  • aumento del rischio di cancro

La prima cosa da fare per prevenire un deficit di selenio è certamente quella di inserire nella propria alimentazione cibi ricchi di questo elemento ed eventualmente assumere supplementi di altro genere solo in caso di deficit grave che non si riesce a risolvere con la sola dieta.

Tra i cibi più ricchi di selenio troviamo:

  • noci brasiliane
  • senape (semi)
  • pesce (in particolare sardine e tonno pinna gialla)
  • carne rossa grass-fed (di animali da pascolo)
  • tacchino
  • pollo
  • uova
  • semi di girasole

L-tirosina

Si tratta di un aminoacido utilizzato nella sintesi degli ormoni tiroidei.

Il T4 (tiroxina) viene prodotto naturalmente tramite un processo di iodinazione (accoppiamento con lo iodio) della tirosina che si trova nell’organismo sia grazie all’assunzione nella dieta di alimenti proteici sia tramite auto-produzione.

La supplementazione di L-tirosina aiuta a migliorare la qualità del sonno, a combattere l’affaticamento e gli stati depressivi aumentando la capacità di attenzione e la funzionalità dei neurotrasmettitori.

Uno dei motivi per cui questo aminoacido ha un effetto positivo nella cura degli squilibri della tiroide è dato dal fatto che gioca anche un ruolo nella produzione della melatonina, della dopamina e della noradrenalina che sono i nostri naturali ormoni del benessere.

Olio di pesce

Gli acidi grassi essenziali che si trovano nell’olio di pesce sono di estrema importanza sia per il cervello che per la funzionalità tiroidea.

Gli acidi DHA (acido docosaesaenoico) e EPA (acido eicosapentaenoico) sono derivati dalla trasformazione metabolica dell’acido Omega 3 LNA (acido alfa-linolenico).

L’assunzione di questi acidi grassi porta ad un minore rischio di disturbi alla tiroide e quindi del manifestarsi di sintomi quali ansietà, depressione, colesterolo alto, malattie infiammatorie dell’intestino, artrite, diabete, un sistema immunitario debole e un innalzamento delle reazioni autoimmuni.

Alcuni cibi ricchi di Omega 3 sono:

  • pesce (in particolare il pesce azzurro)
  • olio e semi di lino
  • frutta a guscio (noci, mandorle, nocciole, ecc.)
  • alghe
  • vegetali a foglia larga (indivia, crescione, radicchio, verza, ecc.)

Vitamine del gruppo B

La vitamina B12 e la tiamina (vitamina B1) sono importanti per le funzioni neurologiche e l’equilibrio ormonale.
Studi hanno dimostrato che supplementare la tiamina aiuta a combattere i sintomi delle malattie autoimmuni come l’affaticamento cronico.

Ad esempio pazienti affetti da tiroidite di Hashimoto ai quali veniva somministrata una dose quotidiana di tiamina di 600 mg hanno sperimentato una regressione completa dell’affaticamento.

Anche la vitamina B12 aiuta a combattere l’affaticamento cronico che si accompagna a disfunzioni della tiroide in quanto contribuisce a mantenere in salute le cellule nervose (compresi i neurotrasmettitori); protegge la guaina mielinica cioè il rivestimento esterno delle cellule nervose e concorre a trasformare i nutrienti provenienti dal cibo in energia utilizzabile dal cervello e dal corpo.

Probiotici

Aiutano a riparare e a mantenere in salute l’intestino, riducono l’infiammazione e aiutano nell’assorbimento dei nutrienti.

Una dieta che comprenda alimenti ricchi di probiotici porta anche altri benefici quali un sistema immunitario forte, l’aumento di energia derivante dalla produzione di vitamina B12, la riduzione della crescita batterica o virale legata a patologie quali la candida e un miglioramento della salute della pelle.

Inoltre aiutano a controllare l’appetito e facilitano la perdita di peso.

Dall’Ayurveda erbe e rimedi utili

Oltre all’Ashwagandha, che abbiamo già citato, vediamo una breve lista di altre erbe comunemente usate nella medicina Ayurvedica che possono essere efficaci nel supportare la tiroide.

  • Punarnava (nome botanico Boerhavia diffusa).
    Ravviva il fuoco digestivo che tende a indebolirsi in caso di ipotiroidismo, ha proprietà antinfiammatorie ed è molto utile in presenza di tossine in quanto aiuta la purificazione del sangue.
    In generale dà nuovo impulso al metabolismo, aiuta ad eliminare i liquidi in eccesso nel corpo e promuove la perdita di peso
  • Trikatu – Si tratta di uno dei mix più usati nella medicina ayurvedica.
    E’ una combinazione di tre spezie (zenzero, pepe nero e pepe lungo o pippali) molto calda e forte (quindi potrebbe essere non adatta in presenza di sintomi di forte calore, disidratazione e infiammazione).
    Il trikatu stimola la digestione ed il metabolismo, migliora l’assorbimento dei nutrienti e stimola la microcircolazione. Se ne può assumere un pizzico prima del pasto oppure usarlo direttamente nella preparazione degli alimenti. In caso il trikatu sia troppo forte si può stimolare la digestione assumendo una mezz’ora prima di mangiare un mezzo bicchiere di acqua calda con del succo di limone e un poco di zenzero fresco oppure mezzo bicchiere di acqua calda con un cucchiaino di aceto di mele.
  • Citronella – (conosciuta anche con il nome inglese lemongrass).
    Ha proprietà digestive a aumenta il metabolismo dei grassi.
  • Guggulu – (nome botanico Commiphora Wightii)
    E’ la pianta da cui si estrae la mirra.
    Studi hanno dimostrato che il guggulu aumenta la produzione di ormoni da parte della tiroide e la conversione del T4 in T3, così facendo va ad intervenire su due delle tre deficienze ormonali che caratterizzano l’ipotiroidismo.
    Il guggulu inoltre è utile nella detossificazione, purifica il sangue, supporta il sistema immunitario ed è una fonte naturale di antiossidanti.
  • Brahmi – (nome botanico Bacopa monnieri)
    Aiuta a dissipare l’annebbiamento mentale e la depressione che sempre accompagnano le disfunzioni della tiroide. Ravviva la mente e aumenta la capacità di concentrazione.

Un ulteriore aiuto: gli oli essenziali

Anche gli oli essenziali possono essere un valido supporto  alla tiroide e al sistema immunitario.
Vediamo quindi quali oli possiamo introdurre nel nostro protocollo dietetico e curativo per l’ipotiroidismo.

Crea una miscela con 5 parti di olio di citronella e 5 parti di olio di garofano alla quale devi aggiungere tre gocce di olio di franchincenso.

Strofina questa miscela direttamente in corrispondenza della tiroide che si trova alla base del collo sul davanti.
Puoi anche strofinare due gocce di olio di franchincenso ogni giorno sul palato.

Similmente strofina ogni giorno più volte al giorno, da due a quattro gocce di olio di citronella e mirra sull’area della tiroide e sui punti corrispondenti dei piedi in riflessologia (gli alluci) e sui polsi.

Per combattere i dolori muscolari e articolari prova un bagno calmante con una miscela di olio di geranio, olio di garofano, olio di citronella e mirra.
Per combattere l’affaticamento invece utilizza una combinazione di olio di menta e olio di limone o pompelmo.

Per migliorare l’umore e ridurre ansietà e irritabilità, usa olio di camomilla, di franchincenso e di lavanda sia nell’acqua del bagno che diffuse in casa.

Per tutti i rimedi e le erbe sopra indicati, a meno di non avere cognizione di causa sull’argomento, ti sconsiglio il “fai da te”.

Piuttosto rivolgiti ad un medico o nutrizionista competente, ancora meglio se trovi dei professionisti che siano esperti anche nella medicina ayurvedica o in medicina cinese e che ti possano seguire sinergicamente in questo percorso.


Fonti:


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Tiroide: le malattie più comuni e le strategie per rimetterla in forma senza farmaci [Guida definitiva]


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