A volte capita che le persone che si approcciano al Metodo SAUTÓN, ci dicano quanto esso sia uguale alla dieta Paleo, una delle tendenze più seguite e popolari di oggi e che riscuotono un discreto successo in termini di salute e benessere.

C’è un crescente dibattito tra gli addetti ai lavori, sul fatto che la dieta Paleo sia veramente salutare o meno.

In questo articolo faremo un po’ di chiarezza su questo modo di alimentarsi, scopriremo quali sono i punti di contatto e quali le differenze con il Metodo SAUTÓN.

Ma cosa significa esattamente “mangiare Paleo”?

Può davvero giovare alla tua salute?

La “dieta del cavernicolo”: tornare alle origini

La dieta Paleo si basa sul principio secondo cui, per raggiungere un benessere ottimale, è necessario tornare a nutrici come facevano i nostri antenati, vivere cioè in armonia con il patrimonio genetico con cui siamo nati.

Durante il Paleolitico diverse migliaia di anni fa, prima dell’avvento dell’agricoltura, l’uomo delle caverne mangiava principalmente frutta, verdura non amidacea, noci, radici, carne e pesce selvatico, a seconda della stagione e della disponibilità.

Questo modo di alimentarsi, gli ha regalato un fisico magro e sano che gli ha permesso di prosperare anche in condizioni di vita difficili.

L’idea è che da un lato sono quelli i tipi di alimenti che i nostri corpi sono stati progettati per mangiare, dall’altro, molti dei cibi moderni pesantemente lavorati e che la fanno da padroni nelle nostre diete, contribuiscono allo sviluppo delle malattie croniche e ai vari problemi di salute.

Oggi, la maggior parte di questi alimenti è stata sostituita da zucchero raffinato, carboidrati come cereali, pane, prodotti da forno e prodotti a base di latte pastorizzato.

Gli alimenti trasformati hanno preso il sopravvento su frutta e verdura.

Distributori di cibo confezionato e nuove catene di fast food spuntano in ogni dove.

Questo grande cambiamento nelle scelte alimentari e l’abuso delle citate categorie di cibo, hanno portato le persone, soprattutto della parte Occidentale del mondo, verso l’obesità, il diabete, le malattie cardiovascolari, la demenza senile ed altre malattie debilitanti.

Tutte patologie praticamente sconosciute all’uomo del Paleolitico.

I fautori della dieta Paleo, suggeriscono che se ben pianificata, può portare a miglioramenti in molti aspetti della salute, miglioramenti che includono:

  • perdita di peso
  • ridotta infiammazione
  • aumento della sazietà
  • stabili livelli di zucchero nel sangue

Cereali sì, cereali no?

La prima premessa da fare, quando si tirano in ballo i carboidrati e quindi i cereali, è che il nostro DNA è identico a quello dell’uomo del Paleolitico e la scienza ce lo ha confermato a chiare lettere.

Nonostante abbiamo fatto passi da giganti nell’evoluzione, il nostro intestino è rimasto lo stesso di milioni di anni fa, un intestino, un apparato digerente che mal tollera i cereali, di qualsiasi tipo, anche quelli privi di glutine e quelli integrali.

Un po’ di storia

Non ci riflettiamo abbastanza, ma abbiamo iniziato a cibarci di cereali solo 10.000 anni fa, con l’avvento dell’agricoltura, un batter di ciglia se paragonati ai 3 milioni di anni in cui l’uomo è vissuto nella condizione di nomade, come cacciatore-raccoglitore.

È nel corso di quei milioni di anni che è avvenuta la selezione genetica che ha permesso al genere umano di evolversi adattandosi alle condizioni di vita che via via doveva affrontare.

Cosa è successo alla nostra salute con l’avvento dell’agricoltura?

L’agricoltura è stato un passaggio epocale dal punto di vista storico culturale, decisamente meno lo è stato da quello nutrizionale.

Se il patrimonio genetico ha permesso all’uomo del Paleolitico di essere forte e magro, quando nel Neolitico l’uomo ha iniziato a cibarsi di cereali, il suo genoma ha iniziato a modificarsi.

Nel corso dei millenni ha cercato di fare del suo meglio per adattarsi ai nuovi cibi, soprattutto al maggiore carico di zuccheri che equivale ad una maggiore insulina in circolo nel sangue e a tentare di sviluppare nuovi enzimi per digerire le proteine del latte, ad esempio.

La parola agli antropologi

A partire dalla metà dell’Ottocento, gli antropologi hanno studiato a fondo le popolazioni preistoriche dedite alla pastorizia.

Grazie ai numerosi resti umani ritrovati nei siti archeologici, è stato possibile paragonare e studiare ad esempio, gli effetti sulla salute di due popolazioni distinte che vivevano nella stessa zona, nella valle del fiume Ohio, ma che si alimentavano in modo diverso.

Agricoltori contro cacciatori-raccoglitori

Gli abitanti del villaggio di Hardin vivevano di agricoltura e si nutrivano prevalentemente di mais, legumi e zucca.

L’altra popolazione presa in esame, era composta da cacciatori-raccoglitori e abitava la zona di Indian Knoll, cacciava le prede e si nutriva di selvaggina, quindi di carne, frutta selvatica, pesce e crostacei.

Analizzando lo stato delle loro ossa, sono emerse differenze notevoli riguardo la loro condizione di salute.

I cacciatori-raccoglitori non mostrano alcun segno di carie, avevano denti sani, mentre altrettanto non può dirsi degli agricoltori, nei quali sono state riscontrate una media di sette carie a persona.

Nei cacciatori-raccoglitori sono state riscontrate meno malformazioni ossee tipiche della malnutrizione.

Nei cacciatori-raccoglitori si è riscontrato un tasso di mortalità infantile inferiore rispetto agli agricoltori, soprattutto nella fascia di età che va dai due ai quattro anni.

I cacciatori-raccoglitori hanno una prospettiva di vita più lunga e più sana rispetto agli agricoltori.

I cacciatori-raccoglitori non mostrano segni di carenze di minerali come ferro e calcio, e di proteine.

I cacciatori-raccoglitori si ammalano raramente di cancro, mentre è diventato più comune dal momento che sono stati introdotti nella dieta, cereali, legumi e latticini.

È reale e fattibile proporre quel tipo di alimentazione oggi?

Nonostante i suoi presunti benefici, molti critici hanno sottolineato i limiti della dieta Paleo.

Alcuni sostengono che la dieta sia poco realistica, perché le scelte alimentari che costituiscono le basi del mangiare Paleo, non possono più essere reperite nei supermercati.

In realtà, con un po’ d’intraprendenza, si può reperire della carne di ottima qualità sia nei negozi biologici e nei supermercati, dove quasi tutti hanno ormai il settore bio, sia dal macellaio di fiducia.

Un’altra critica è che non ci sono abbastanza ricerche a sostegno delle sue affermazioni.

Ci sono una serie di studi clinici che supportano i benefici del mangiare Paleo.

I suoi principi sono inoltre supportati dalle più recenti scoperte della genetica, della biochimica e dell’immunologia.

Uno studio riportato su PubMed, ha messo a confronto i benefici derivanti dal seguire una dieta Paleo rispetto a una dieta raccomandata dall’American Diabetes Association in 24 partecipanti con diabete.

Dopo due settimane, i ricercatori hanno scoperto che la dieta Paleo ha portato a risultati migliori nei livelli di zucchero nel sangue e alla sensibilità all’insulina rispetto alla dieta convenzionale per il diabete. (1)

Paleodieta e SAUTÓN Approach: solo una somiglianza di fondo

Cereali, legumi, latticini e alimenti trasformati sono i principali gruppi alimentari eliminati dalla dieta Paleo che invece promuoive il consumo di carne, pollame, frutti di mare, frutta e verdura, noci, semi e grassi sani.

È vero come, ad un primo sommario esame, la dieta Paleo abbia alcune somiglianze di fondo con le raccomandazioni dietetiche che trovi nel SAUTÓN Approach.

Entrambi i metodi concordano su una drastica riduzione di zuccheri e i cereali, consapevoli dell’effetto deleterio sul nostro organismo e si concentrano su un aumento di consumo di verdure fresche.

In entrambe è alta l’attenzione per la ricerca di fonti alimentari di alta qualità e privi di additivi e conservanti.

In nessuno dei due metodi si contano le calorie, ma si consumano a sazietà, pur con le dovute differenze, i tre nutrienti principali: verdure, proteine e grassi.

Le differenze in 5 punti

Tuttavia il SAUTÓN Approach contiene importanti consigli dietetici che non si trovano nella dieta Paleo e che possono far compiere un salto significativo al tuo stato di benessere.

Punto n. 1. Più proteine per un periodo di tempo limitato

La dieta Paleo richiede circa il 38% di proteine ​​e il 39% di grassi, una distribuzione che pende troppo verso il consumo di proteine ​​e non abbastanza verso il consumo grassi per una salute ottimale.

Il SAUTÓN Approach incoraggia un maggior consumo di proteine solo nel periodo del Reset, la fase iniziale in cui occorre dare supporto e nutrimento all’organismo che si sta letteralmente disintossicando dagli zuccheri e sta uscendo dai picchi glicemici.

Non tutti gli alimenti Paleo sono sani

Restando in ambito delle proteine, carne di maiale, bacon fritto, uova sode, burro da latte pastorizzato, gamberetti e frutti di mare sono ammessi nella dieta Paleo senza restrizioni, mentre il loro apporto dovrebbe essere nullo o fortemente moderato in un programma alimentare che promuova la salute.

Punto n. 2. Distribuire le proteine in modo intelligente

La distribuzione avviene attraverso un consumo limitato di carne rossa, niente insaccati e carne di maiale, uova con tuorlo esclusivamente crudo per preservare il grande valore nutritivo e non appesantire il fegato, spazio poi alle proteine vegetali tra le più equilibrate: chia, canapa, semi di zucca e di girasole.

Infine, niente proteine a cena, per garantire una migliore qualità del sonno e dare al corpo la possibilità di ripulirsi e rigenerarsi al meglio.

Punto n. 3. La forza delle medicine antiche

Quella di una redistribuzione dei pasti nell’arco della giornata, è legata alla conoscenza del ritmo circadiano degli organi, mutuata dalle medicine antiche, la Medicina Tradizionale Cinese e dalle ultime ricerche e studi sull’effetto del rilascio dell’insulina nei diabetici.

A queste conoscenze si aggiungono quella del calore che prevede il consumo all’80% di cibo cotto e quella della masticazione.

Sono i pilastri del SAUTÓN Approach e sono in grado di favorire grandi benefici per la salute generale e che non trovi nella Paleodieta.

Punto n. 4. La natura termica dei cibi e il loro effetto sulla digestione.

Punto questo che nessuna dieta prende in considerazione, un approccio che va oltre l’analisi del cibo solo attraverso il microscopio.

Punto n. 5. Una diversa selezione dei grassi sani

Come nella Paleodieta, anche nel SAUTÓN Approach, è previsto il consumo di grassi, ma con una cura maggiore nella selezione.

Si preferiscono quelli contenenti acidi grassi a catena media (MCT) come l’olio di cocco ed il burro ghi prodotto con l’antica ricetta ayurvedica, privo di caseina e lattosio.

In conclusione

Il SAUTÓN Approach concorda con la Paleodieta la necessità di ridurre gli alimenti trasformati, gli zuccheri, i carboidrati compresi i cereali.

Condivide un modo di nutrirsi più semplice e consono al nostro genoma se vogliamo porre un freno a quelle che sono ormai epidemie: obesità, malattie cardiovascolari, demenza senile e via dicendo.

Se il terreno di base è lo stesso, abbiamo visto come il SAUTÓN Approach si differenzia dalla Paleodieta in 5 punti:

  • un maggiore consumo di proteine ma limitato nel tempo
  • una intelligente redistribuzione delle stesse
  • la profonda conoscenza delle medicine antiche
  • l’effetto della natura termica dei cibi sulla digestione
  • una maggior cura e una diversa selezione dei grassi sani

Per tutti questi motivi il SAUTÓN Approach è molto di più che una Dieta Low Carb, è uno stile di vita che ti insegna a costruire nuove abitudini pratiche e personalizzate e a riallacciare il dialogo profondo con il tuo corpo.


Fonti

Robb Wolf, “La Paleodieta”, ed. Sonzogno

Drmercola.com

Pubmed.gov