Sono stata sempre magra, anzi più che magra e a rivedermi nelle foto di quando ero poco più che bambina, ora capisco la costante preoccupazione dei miei genitori nel vedermi prima o poi ammalare seriamente.

Per fortuna questo non è successo e me la sono cavata con un leggero ritardo dello sviluppo: le prime mestruazioni a 16 anni, un’altezza che si è fermata ad 1 metro e 54 centimetri ed un peso di 42 chili, fisso, stabile, prima e dopo le due gravidanze.

Malassorbimento intestinale: storia di una mancata diagnosi

Ogni volta vedevo la ginecologa un po’ preoccupata del mio peso, ma più che esclamare: “Quanto sei magra, mangia di più!” non diceva e finiva che interpretavo quelle esclamazioni come un complimento.

Nemmeno lei, come il medico di famiglia che mi ha vista crescere, aveva capito che il mio era un problema di malassorbimento intestinale.

Così la mia prima figlia è nata a termine ma sottopeso, con segni di malnutrizione senza che, ancora una volta, mi fosse spiegato il perché.

Eppure io mangiavo, mi nutrivo.

Perché, allora, mi chiedevo non ingrassavo?

Perché vedevo amiche che in gravidanza ingrassavano anche di quindici chili?

Perché il nutrimento non era arrivato come avrebbe dovuto, alla bambina?

“Sono fatta così” ovvero la scusa per non prenderci cura di noi stessi

Seguivo da sempre un’alimentazione tradizionale.

Non sono mai stata una grande mangiona, ma non mi facevo mancare certo il pane, la pasta, il riso, i dolci, il latte di cui andavo matta, i gelati, le patatine, ma anche carne, e  uova che preferivo sotto forma di zabaione.

Solo le verdure erano poco presenti: quelle crude mi davano la sensazione di freddo e quelle cotte mi procuravano mal di pancia.

Infine, stavo ben attenta a consumare poco olio e grassi in genere.

Non trovando risposte alle mie domande, mi ero convinta che quella era la mia natura, la mia costituzione e in fondo nemmeno mio padre era un gigante e da ragazzo, anche lui era molto magro.

Ero fatta così, punto.

Stavo bene, le forze non mi mancavano, i figli crescevano, anche se fisicamente meno rispetto alla norma, mentre il loro sviluppo cognitivo era ottimo.

Ad un certo punto ho iniziato ad ingrassare con buona pace  delle persone che mi stavano vicino e che finalmente dicevano, mi trovavano “in salute”.

Dai 42 chili sono passata ai 51 e chissà dove sarei arrivata e con quali conseguenze, se non avessi un bel giorno deciso di entrare in SAUTÓN Approach iscrivendomi all’Online Program.

Era gennaio del 2014, anno in cui avrei compiuto 50 anni.

Non esagero quando dico che Francesca ed il suo SAUTÓN Approach, mi hanno salvato la vita.

Di certo me la stanno allungando.

Grazie a lei ho sperimentato cosa vuol dire stare veramente bene soprattutto ora in menopausa, il periodo più critico per una donna, dove tutto nel corpo sembra improvvisamente cambiare.

Oggi ho trovato  le risposte non solo alla mia magrezza, ma ad una lunga serie di domande di fronte alle quali i medici allargavano le braccia aggiungendo la solita frase: “E’ l’età“.

Altro che età! Il cibo, ciò che mangiamo giorno dopo giorno è la causa principale di molti degli acciacchi e malanni seri e meno seri che ci colpiscono.

Non è stato così facile ed immediato ad esempio capire che alla radice della mia proverbiale magrezza ci fosse un problema di malassorbimento.

“E allora perché ingrassavo?” chiedevo a Francesca ora che da cliente ero diventata un’appassionata studente  del SAUTÓN Approach.

Grasso non è mai sinonimo di salute

Quello che mi sembrava uno stridente controsenso ora mi è chiaro come il sole.

Non ero ingrassata, mi ero gonfiata!

Avevo molta ritenzione idrica con cellule colme di acqua a causa delle tossine che non riuscivo ad eliminare.

Inoltre, cosa per me del tutto inusuale, i chili in più che avevo acquisito, si erano posizionati su pancia e fianchi.

In poche parole, avevo fatto il pieno non di salute, ma di tossine e grasso viscerale che di salutare hanno ben poco.

Eppure il mio corpo mandava continuamente segnali di una digestione e trasformazione del cibo inceppata, attraverso le manifestazioni di un intestino, sin da bambina, spesso colitico, gonfio e con molta fermentazione a cui nelle giornate più fredde si aggiungevano lancinanti dolori addominali.

Sparivano solo dopo aver bevuto un tè bollente ed essermi rintanata sotto le coperte con un cuscino sopra la pancia.

Quello che oggi mi sorprende è che tutto questo mi sembrava normale, come normale era per me aver bisogno di almeno dieci ore filate di sonno per contrastare la stanchezza, sentire sempre freddo, iniziare ad avere dolori alle articolazioni.

In realtà erano tutti segnali di un mancato assorbimento intestinale causato da disbiosi e sommata ad una debolezza digestiva.

I primi passi in SAUTÓN

Quando ho iniziato i primi passi nel SAUTÓN Approach, se da una parte l’energia aumentava, dall’altra, dopo aver eliminato glutine, latte, dolci,  ho iniziato a perdere peso.

Dapprima la cosa mi ha fatto piacere, poi  quando ho toccato i 40 chili, ho iniziato a preoccuparmi.

Colite, dolori addominali, fermentazione: tutto era sparito.

Magicamente non sentivo più la necessità di dormire tutte quelle ore e svegliarmi all’alba riposata e sentirmi subito attiva è stata per me una grande conquista.

Cosa allora non andava? Perché nonostante mangiassi molto più di prima il peso continuava a scendere?

Consumavo carne, pesce, 6 uova a settimana, qualche volta legumi, poi cereali integrali e senza glutine sempre alla fine del pasto, olio di cocco e ghi a volontà e frutta calda speziata.

Avevo energia da vendere che mi permetteva di portare avanti lavoro, studio, prime consulenze con i clienti, una casa, due figli adolescenti.

Il Restart e l’addio a cereali e legumi

E’ stato proprio lo studio e l’ingresso del Restart nel SAUTÓN Approach a dare i primi segnali di svolta.

A luglio di due anni fa ho accettato con un po’ di timore di sottopormi ad un mese di Restart.

Forte anche delle nuove conoscenze sull’irritabilità di tutti i cerealilegumi per le pareti intestinali, ho provato ad eliminarli del tutto dalla mia dieta, riducendo molto anche la quantità di frutta ed iniziando la giornata con una colazione salata e terminandola con una cena vegetale a base di zuppa e verdure cotte in modo leggero.

I risultati non si sono fatti attendere: il peso aveva smesso di scendere ed era risalito due chili e mezzo attestandosi così a 42,5.

Mi sentivo inoltre molto più lucida mentalmente, con molta più concentrazione e svolgendo un lavoro creativo, non potevo che apprezzarlo.

Terminato il mese di Restart, non ho più introdotto alcun cereale e detto addio ai legumi che comunque mi creavano sempre del gonfiore addominale.

Dopo il primo scatto però il peso si era di nuovo bloccato lì, lo stesso che avevo a vent’anni: non scendeva ma nemmeno risaliva.

Intanto i continui studi ed aggiornamenti in SAUTÓN, mi  regalavano una nuova consapevolezza: quanto la presenza di parassiti, troppo spesso sottovalutata, possa inibire la capacità di assorbimento dell’intestino e riempire l’organismo di ulteriori tossine derivate dalla produzione delle loro scorie.

Parassiti: una spiacevole scoperta

Una situazione che oltre  a produrre  stanchezza, rallenta  ogni processo di riparazione e guarigione dell’organismo e frena gli effetti stessi del Restart.

Non avevo quei sintomi e non era questo il mio caso pensavo.

Quando, l’estate scorsa mi sono sottoposta alla diagnosi tramite una seduta kinesiologica, lo stupore è stato molto nello scoprire che avevo ben cinque tipologie di parassiti, tra cui due specie di tenie e che probabilmente vivevano con me fin dall’infanzia.

Solo tre anni di alimentazione sana, priva essenzialmente di carboidrati, e l’aiuto di vari integratori, mi hanno permesso di tenere loro testa senza succhiarmi tutta l’energia.

Come potevo pensare di riprendere peso con tutte quelle bocche da sfamare?

Ho accusato il colpo ed iniziato un protocollo consigliatomi dallo stesso kinesiologo a base di rimedi erboristici.

Nel frattempo, preso coscienza del maggior carico di tossine che il mio organismo si trovava a processare, ho cercato di aiutarlo aumentando la quantità di acqua calda e praticando il digiuno intermittente, dapprima solo nel fine settimana, poi visto che lo tolleravo bene, quotidianamente.

In pratica, piano piano ho iniziato ad eliminare la cena e sono riuscita ad uscire fuori dalla credenza che se volevo ingrassare dovevo per forza mangiare di più.

La svolta: digiuno e olio di cocco

Stavo togliendo cibo senza che ciò influisse negativamente sul peso anche grazie al fatto che man mano mi stavo liberando dai parassiti.

Il punto di svolta è infine arrivato scoprendo i grandi benefici della noce e olio di cocco con il quale ho praticato un digiuno di tre giorni, prima, una pratica antiparassitaria, dopo ed aumentandone la dose giornaliera anche nella forma MCT.

Oggi, dopo sei mesi dall’inizio del protocollo  parassiti, ho ancora una tenia fortemente indebolita e sulla quale sto continuando a lavorare per eliminarla completamente.

Il mio peso è in rapida crescita: più due chili e mezzo negli ultimi due mesi e al momento, ho raggiunto i 45 kg.

Ora tutti i tasselli sono tornati al loro posto, in pochissimi anni ho finalmente trovato tutte le risposte che mi ponevo da una vita andando spesso controcorrente.

Il Metodo SAUTÓN non segue le mode.

E’ basato su uno studio approfondito e libero da pregiudizi, delle leggi universali che regolano da milioni di anni il corpo umano.

Infine si prova, si testa su noi stessi con tanta voglia di mettersi in gioco e consapevoli che non ci si sente mai arrivati e certi che qualsiasi disturbo o patologia si manifesti, non è mai questione di età


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