Il muco intestinale ha un ruolo fondamentale non solo perché favorisce l’evacuazione delle feci e protegge la mucosa intestinale, ma anche perché offre uno spazio vitale alla parte sedentaria dei microrganismi intestinali, in particolare a quella flora batterica sana che garantisce il buon funzionamento dell’intestino e di tutto l’organismo.

Questi batteri, che fino ad alcuni decenni fa erano considerati alla stregua di ospiti spesso indesiderati del nostro corpo, si sono dimostrati fondamentali per favorire lo scambio di sostanze tra l’interno e l’esterno dell’intestino e la linfa, il sangue e i nervi che scorrono al di là delle cellule epiteliali.

Quando questo scambio avviene in maniera insufficiente a causa di una mancanza di muco, ecco che ti ritrovi di fronte a tutta una serie di patologie, in particolare a reazioni legate a intolleranze alimentari.

Che cos’è il muco intestinale?

Il muco costituisce dunque uno spazio vitale per il microbioma che, oltre ad essere il fondamento per una convivenza armoniosa dei batteri e delle cellule, è il presupposto per l’assimilazione degli alimenti.

Il muco è una massa trasparente vischiosa formata da una molecola che si chiama mucina, formata da un legame tra glucidi e proteine (è cioè una glicoproteina).

Questa glicoproteina ha una forma che le consente di legarsi a una lunga catena di zuccheri a cui si legano molte molecole di acqua (questo fa sì che il muco sia costantemente umido).

Alla formazione di questo muco partecipano particolarmente due batteri: Akkermansia muciniphila e Faecalibacterium prausnitzii.

Questi batteri, insieme ad altri meno rappresentati, scindono il 90% della mucina: è fondamentale che ci sia cooperazione tra i batteri in questa attività, altrimenti questo processo non è possibile.

Apparentemente sembrerebbe che i batteri divorino il muco e che la loro presenza metta in pericolo la protezione del nostro intestino.

Ma in realtà succede proprio il contrario: infatti, mentre gli Akkermansia digeriscono la mucina, mandano dei segnali che stimolano la sintesi e il rilascio della stessa nelle cellule preposte, assicurando che la superficie delle cellule sia ricoperta di muco fitto e senza buchi (la presenza di “buchi” provoca la cosiddetta permeabilità intestinale  facendo sì che avvenga un contatto non protetto del chilo con le superfici cellulari e un’inondazione di batteri che lì non hanno ragione di risiedere).

Inoltre, attraverso la decomposizione della mucina vengono liberate e rilasciate molecole più piccole come gli oligosaccaridi o acido propionico che vengono a loro volta mangiate da Faecalibacterium, il quale a sua volta rilascia acido butirrico.

Quest’ultimo è il maggior fornitore di energia per le nostre cellule epiteliali intestinali, poiché queste sono solo minimamente nutrite dal sangue e ottengono più del 70% della loro energia proprio dai grassi a catena corta prodotti dai batteri intestinali.

I microrganismi sono dunque necessari a livello esistenziale per l’attività di eliminazione della mucina e per la densità del nostro strato di muco nell’intestino.

La mucosa deve sempre essere mantenuta fresca per garantire il passaggio delle sostanze nutritive in modo naturale

Non appena vengono a mancare, incappiamo in un problema di salute (allergie, intolleranze, malattie cronico-infiammatorie dell’intestino, sovrappeso, diabee).

Per esempio, negli ammalati di Alzheimer non si sono trovati Faecalibacterium nell’intestino.

E quando il muco è troppo?

Capita a volte che l’intestino si trovi in un tale stato di sofferenza che il muco, invece di diminuire, aumenta a dismisura fino all’espulsione, in certi casi, di solo muco al posto delle feci.

L’eccesso di muco è spesso sintomo della presenza di una infiammazione e di condizioni patologiche.

I sintomi più diffusi che si accompagnano a questa condizione sono:

  • crampi addominali o sensazione di dolore in tale zona
  • gonfiore addominale
  • feci particolarmente maleodoranti
  • feci sanguinolente
  • cambiamenti nel colore e nella consistenza delle feci
  • diarrea e incontinenza fecale
  • formazione di gas intestinale
  • nausea ed eventuale vomito
  • movimenti intestinali dolorosi

Alcune delle patologie che innescano questo tipo di reazione sono:

  • infezione gastrointestinale batterica e gastroenterite virale
  • malattie dell’apparato digerente
  • celiachia
  • diverticolite
  • allergie e intolleranze alimentari (lattosio…)
  • malattie infiammatorie intestinali e sindrome dell’intestino irritabile
  • infezioni da parassiti
  • ulcere rettali e ragadi

Queste patologie sembrano essere influenzate da diversi fattori, tra cui la predisposizione genetica, esposizioni tossiche ambientali, disfunzioni immunitarie.

Anche l’inquinamento atmosferico, un’eccessiva esposizione agli antibiotici e ai pesticidi (in particolare al glifosato) e il consumo di organismi transgenici (i cosiddetti prodotti OGM) ne aumentano l’incidenza.

Ma soprattutto è frutto di una dieta scorretta con conseguente alterazione del microbioma intestinale.

E’ probabile che la flora batterica intestinale squilibrata non riesca più a tenere a bada il muco, che naturalmente non deve mancare ma neppure essere eccessivo.

Per ristabilire il giusto quantitativo di muco devi ripristinare l’equilibrio intestinale perduto.

Cosa puoi fare per mantenere in equilibrio il tuo muco intestinale?

Per far sì che il muco non presenti buchi o che non venga prodotto in modo eccessivo è fondamentale che si rispettino alcune regole, la prima delle quali è molto semplice e corrisponde alla terza legge della digestione perfetta che trovi anche nel programma: masticare bene e a lungo!

Una buona masticazione supporta, infatti, l’approvvigionamento dei batteri.

La saliva è il primo canale di rifornimento di abbondanti quantità di sostanze che stimolano la produzione di muco cioè gli enzimi deputati alla scissione degli amidi e la mucina.

Se mangi in fretta, magari bevendo durante il pasto, danneggi l’equilibrio del microbioma e non ci sarà una corretta produzione di muco.

La seconda regola è far sì che nella tua alimentazione siano presenti le fibre alimentari, che sono il cibo necessario dei batteri intestinali.

In questo modo i batteri riescono ad estrarre dal cibo tutte le sostanze nutritive fornendo una maggiore energia vitale con un minore apporto calorico (che favorisce anche una riduzione del peso corporeo).

Ancora, come già ampiamente espresso nei precedenti articoli sulla microflora intestinale, è importantissimo evitare di far proliferare batteri patogeni, funghi e lieviti che inibiscono e danneggiano l’azione dei batteri benefici.

Gli alimenti che maggiormente incidono nello sviluppo di una flora patogena sono:

  • gli zuccheri, incluso il fruttosio
  • il glutine,
  • le farine,
  • i lieviti,
  • il latte e i latticini,
  • un eccesso di semi oleosi,
  • pasti ricchi di carboidrati e poveri di fibre.

Fai attenzione anche a non assumere cibi contaminati, per es. cibi non conservati in maniera idonea che possono ricoprirsi di muffe e di batteri patogeni.

Infine, affinché la flora batterica intestinale sia rappresentata in modo equilibrato, non eccedere neppure nella eccessiva pulizia.

L’eccesso di igiene, paradossalmente, ci costringe ad affrontare tutta una serie di malattie atopiche e autoimmuni pressoché sconosciute nel passato.

In particolare i bambini, proprio nei primissimi anni di età, venendo in contatto con un ambiente non asettico, hanno la possibilità di costruire una sana microflora intestinale.

Questo purtroppo non avviene più nello stesso modo se fatto da adulti.


Fonti:

“I batteri intestinali” di A. K. Zschocke
“Intestino, secondo cervello” di M. A. Almodóvar