Tra tutti gli alimenti poco salutari presenti sul mercato, quelli che contengono oli di semi sono tra i peggiori, perché?

Tre sono i principali motivi che rendono questi tipi di oli davvero una scelta pessima:

  • subiscono processi chimici
  • contengono troppi Omega-6
  • si ossidano facilmente

In questo articolo li conoscerai meglio, faremo insieme un po’ di chiarezza e capirai perché è bene tenerli lontani dalla tua tavola.

Un innaturale processo di estrazione

Non potendo essere estratti mediante pressatura o processi di separazione naturale, come avviene per l’olio extravergine di oliva, gli oli di semi vari, devono essere modificati chimicamente, deodorati e ulteriormente trattati. Un classico esempio ne è l’olio di colza.

L’olio di colza: dall’officina alla tavola

L’olio di colza per uso alimentare è un’invenzione tutta canadese e appare sul mercato negli anni 70.

Viene ricavato dai semi dall’omonima pianta, appartenente alla famiglia delle Brassicaceae, la stessa della senape.

Prima di giungere sulle nostre tavole, l’olio di colza, conosciuto anche con il nome di olio di canola, era impiegato come lubrificante ed è stato utilizzato come tale, per esempio, in America durante la seconda guerra mondiale.

Veniva impiegato anche nella produzione di candele, saponi, rossetti, inchiostri, biocarburanti e persino insetticidi.

Quando scoppiò la guerra ai grassi saturi, l’industria alimentare iniziò a cercare alternative e dato il vantaggioso prezzo dell’olio di colza, il suo alto contenuto di Omega-3 e il ridotto contenuto di grassi saturi, iniziarono a pensare a come utilizzarlo.

C’era però un problema: a quel tempo l’olio si ricavava direttamente dalla pianta di colza selvatica e conteneva grandi quantità di acido erucico, noto per causare problemi di salute come le malattie cardiache, in particolare la malattia di Keshan, una malattia caratterizzata da lesioni fibrotiche del cuore.

Si iniziò a coltivarla e si scoprì che, se ricavato dalla frantumazione dei semi, il contenuto di acido erucico nell’olio era nettamente inferiore.

Sono certa che, anche se in quantità ridotte, nessuno di noi vorrebbe avere in circolo nel proprio corpo, un grasso di questo tipo.

Nel 1995 la Monsanto creò una versione geneticamente modificata dell’olio di canola e nel 1998, attraverso ulteriori manipolazioni genetiche, fu messa a punto la varietà di colza più resistente alle malattie e alla siccità.

In conclusione, dal 2005, l’87% della colza coltivata negli Stati Uniti è geneticamente modificata.

Manipolazione dopo manipolazione, l’olio di colza, da lubrificante che era, fu reso commestibile e impiegato nell’industria alimentare.

Il processo di produzione dell’olio di colza è inoltre del tutto innaturale.

L’olio viene estratto dai semi attraverso un procedimento di raffinazione, decolorazione e sgrassatura.

Processi che prevedono alte temperature e l’uso di solventi chimici, come l’esano.

L’esano è anche usato come sgrassatore nel settore della stampa ed è la stessa sostanza chimica aggressiva, utilizzata come solvente per colle, vernici e inchiostri.

Come ti distruggo gli Omega-3

Infine l’olio di colza, deve essere deodorato, dato che gli acidi grassi Omega-3 che contiene, a contatto con l’ossigeno e le alte temperature, irrancidiscono ed emanano un cattivo odore.

Come risultato di questi processi, gran parte degli acidi grassi Omega-3 vengono convertiti in acidi grassi trans.

È a questo punto che l’olio di colza diventa pericoloso per la nostra salute, aumentando la formazione di radicali liberi, che a loro volta, se in eccesso, favoriscono infiammazione e danni ossidativi alle cellule.

In ultimo, l’olio di colza, come molti altri oli vegetali, oltre che essere un olio raffinato, è spesso idrogenato, un processo chimico che viene utilizzato per trasformare gli oli liquidi in solidi a temperatura ambiente di cui parleremo più avanti.

L’olio vegetale idrogenato è spesso preferito dai produttori per la sua maggiore conservabilità, consistenza e stabilità del sapore.

Ciò che è importante per noi sapere, è che l’olio idrogenato può contenere anche acidi grassi trans che possono avere effetti dannosi sulla salute.

Quello che ho appena descritto non riguarda solo l’olio di colza, ma è un processo a cui sono sottoposti più o meno tutti gli oli vegetali, compresi quelli che sugli scaffali dei supermercati troviamo con la dicitura  “olio di semi vari” e molto usati nella cucina tradizionale.

Infatti svariate marche di oli vegetali, sono il prodotto di una miscela di diversi tipi di oli, una scelta che permette di ridurre i costi sia per ai consumatori che ai produttori.

Oltre l’olio di colza, l’olio di palma, l’olio di semi di soia e l’olio di semi di girasole sono tra gli oli più comunemente consumati dai consumatori.

Attenti a quei due

Ci sono alcuni tipi di grassi che il corpo non riesce a produrre da solo ed è di fondamentale importanza procurarseli attraverso l’alimentazione.

I grassi polinsaturi Omega-3 e Omega-6 sono due di questi, due grassi che vanno a braccetto e guai a farli sbilanciare.

Gli uni, gli Omega-3, tengono a bada l’infiammazione; gli altri, gli Omega- 6, la rinfocolano. Uno soffia per spegnere i focolai, l’altro vi getta benzina sopra.

Ecco perché il nostro organismo è progettato per ricavare il meglio da loro, solo se in un giusto accordo ed equilibrio, in un rapporto ideale di 1: 1.

Purtroppo il rapporto nella dieta occidentale media è più vicino a 15: 1.

Una situazione che contribuisce in modo esponenziale ad un’impennata dell’infiammazione nell’organismo e la possibilità di sviluppare malattie croniche.

Un eccesso di grassi Omega-6, di cui sono ricchi gli olii vegetali, aumenta infatti in modo significativo il rischio di malattie cardiache, cancro, Alzheimer, diabete, artrite reumatoide e molte altre malattie.

Il più delle volte non siamo nemmeno consapevoli di uno squilibrio così marcato perché anche se non li usiamo in cucina, gli oli di origine vegetale sono infiltrati ovunque, anche nelle barrette energetiche che acquistiamo nel negozio biologico e crediamo ci facciano tanto bene.

Gli oli di semi e la salute del cuore

Il professore di scienze nutrizionali Richard Bazinet dell’Università di Toronto, ha analizzato venti studi sui grassi e pubblicato le sue conclusioni sul Canadian Medical Association Journal.

La conclusione a cui è arrivato è che la maggior parte degli oli vegetali rappresenta una minaccia per la salute del cuore in quanto si ossidano nel flusso sanguigno.

Oli che non amano il calore

A causa della loro struttura chimica, gli oli vegetali si ossidano facilmente. Ciò significa che si deteriorano, si irrancidiscono quando esposti al calore.

Un vero paradosso questo, dato che vengono impiegati principalmente in modalità di cottura che prevedono temperature piuttosto elevate.

Chi di noi non li ha mai usati per friggere patatine, pesce e verdure? C’è di più.

La maggior parte degli oli vegetali contengono butilidrossianisolo (BHA) e butilidrossitoluene (BHT), antiossidanti artificiali che aiutano a prevenire l’ossidazione o il deterioramento degli alimenti troppo rapidamente.

Sostanze chimiche che liberano potenziali composti cancerogeni nell’organismo e possono provocare danni al fegato, ai reni, problemi immunitari, sterilità, colesterolo alto e problemi comportamentali nei bambini.

Tuttavia, non tutti gli oli vegetali si ossidano.

Gli oli vegetali costituiti principalmente da Omega-3 (come l’olio d’oliva) non si ossidano rapidamente.

Ecco perché è importante identificare quali grassi sono buoni e quali invece dannosi per te.

L’olio di soia, mina vagante per la nostra salute

Oltre ad essere un allergene comune, come l’olio di colza, il 90% del raccolto di soia americano proviene da semi OGM.

L’olio viene prodotto estraendolo dalla soia usando, anche qui, il solvente chimico esano.

Gli acidi grassi contenuti nell’olio di semi di soia sono per lo più grassi polinsaturi Omega-6 che se in eccesso, lo abbiamo visto, possono causare infiammazioni in tutto il corpo.

Abbiamo già parlato diffusamente della soia nel nostro blog.

Voglio solo ricordare i numerosi problemi di salute legati al consumo eccessivo di soia, tra cui ridotta funzionalità tiroidea, malattie cardiache e aumento del rischio di cancro.

Ma l’Asia non è una grande consumatrice di soia?

Alcuni sostenitori della soia sottolineano che gli asiatici mangiano prodotti di soia da 5.000 anni senza alcun danno.

Tuttavia, non sanno o non sottolineano mai abbastanza, che gli asiatici mangiano prodotti a base di soia fermentata mentre l’olio di soia che consumiamo non solo non è fermentato, ha l’aggravante di essere trattato chimicamente.

Olio di mais, il re degli OGM

Il mais, come le altre fonti di oli vegetali, proviene quasi sempre da piante coltivate da semi OGM, una diavoleria che lo ha depredato di metà del suo originario e prezioso contenuto di Omega-3.

Oggi ha solo il 4% degli acidi grassi Omega-3 ed il 60% di acidi grassi Omega-6.

Ma questo non è il problema più grande.

Una ricerca pubblicata nel “British Journal of Cancer” nel 2010, dimostra che l’acido arachidonico, che viene convertito dall’acido linoleico, promuove il cancro alla prostata e favorisce lo sviluppo del cancro alle ossa.

Olio di colza, mais e soia sono gli oli vegetali più utilizzati, ma la maggior parte degli altri oli sono altrettanto malsani.

Lo sono l’olio di cartamo, di arachidi, di girasole, di semi d’uva e di semi di cotone.

I grassi idrogenati: veri killer della tua salute

Vorrei infine metterti in guardia dalla categoria in assoluto più dannosa, i grassi idrogenati, vanto dell’industria alimentare, mina vagante per la nostra salute.

L’olio vegetale idrogenato è spesso preferito dai produttori per la sua maggiore conservabilità, consistenza e stabilità del sapore, per questo sono usati a profusione dall’industria dolciaria; sono detti e conosciuti anche come grassi Trans.

Sono di origine vegetale, derivati da semi di girasole, soia, mais, che per essere maggiormente maneggiabili dall’industria, sono resi solidi e sottoposti ad elevate temperature attraverso il processo chimico-fisico dell’idrogenazione.

Si trovano in patatine, bibite gassate, pop corn, dadi da brodo, snack, dolci industriali, merendine, prodotti del fast food.

Si formano anche da qualsiasi olio sano sottoposto ad eccessivo calore come durante la frittura o da oli esposti all’aria e alla luce che irrancidiscono velocemente alterando la loro struttura molecolare e diventando tossici.

Sono così innaturali e dannosi che il nostro organismo non li sopporta e non li riconosce, o meglio, li identifica come estremamente nocivi.

Sono responsabili di una serie di malefatte all’interno del nostro corpo:

  • dannosissimi per il fegato
  • micidiali per il livello di trigliceridi e colesterolo nel sangue, aumentando pericolosamente la quantità di quello ossidato
  • intervengono sulla sensibilità insulinica
  • influiscono negativamente sul trasporto dei grassi nel sangue
  • ostacolano il corretto funzionamento delle cellule
  • aumentano in modo esponenziale i marcatori dell’infiammazione

Le 5 Alternative più sane

Quali strategie allora per difenderti? Vediamone insieme alcune.

Innanzitutto, è ovvio, elimina questi tipi di oli dalla tua dispensa ed occhio alle etichette: i grassi trans si nascondono facilmente sotto la dicitura oli vegetali.

Sostituiscili poi con oli e grassi sani, ecco cinque ottime alternative tra cui scegliere.

Olio extravergine d’oliva

Questo tipo di olio è un’ottima alternativa ad altri oli da cucina, specialmente se usato a crudo.

La differenza principale con l’olio vegetale è che l’olio d’oliva ha un maggior contenuto di grassi monoinsaturi salutari come l’acido oleico (Omega-9), anch’esso agisce tenendo a bada l’infiammazione.

Non va però sottoposto a temperature elevate: oltre i 250 °, si ossida e fa più male che bene.

Olio di cocco

È un grasso completamente saturo, il che significa che è molto meno suscettibile ai danni provocati dalle alte temperature.

Ha un sapore delicato e una consistenza morbida, che lo rende un’ottima scelta per cucinare e cuocere al forno.

È anche ricco di trigliceridi a catena media (MCT), acidi grassi che regolano il metabolismo e aumentano la funzione cerebrale.

Olio di avocado

Con un punto di fumo di 520 gradi, questo olio è ideale per la cottura ad alte temperature.

Rispetto all’olio di colza e a qualsiasi altro tipo di olio vegetale, ha un contenuto molto più elevato di grassi monoinsaturi e di antiossidanti come la luteina, che svolge un ruolo fondamentale nella salute degli occhi.

Burro da mucche da pascolo

Rispetto al burro normale, quello derivato dal latte di mucche nutrite ad erba, contiene molti più acidi grassi Omega- 3 e altri grassi sani.

Non solo fornisce una serie di importanti nutrienti, ma un cucchiaio, ad esempio, contiene una quantità inferiore di calorie rispetto alla stessa quantità di olio vegetale.

Ghi

È un tipo di burro chiarificato spesso usato nelle cucine indiana e del sud-est asiatico.

Ha un alto punto di fumo, un sapore ricco e grazie al lungo processo di cottura, se preparato secondo l’antica ricetta ayurvedica, è naturalmente privo di caseina e lattosio.

In conclusione

Usare in cucina oli di semi vari non è una scelta salutare.

Pur essendo di derivazione vegetale, non hanno più nulla di naturale.

Il loro processo di estrazione è totalmente chimico, le loro proprietà nutrizionali modificate, gli Omega-3 distrutti.

Prendono il loro posto acidi grassi idrogenati, un carico eccessivo di Omega 6, con il risultato di avere in tavola un alimento fortemente sbilanciato e potenzialmente dannoso per il nostro organismo.

Olio extravergine di oliva premuto a freddo, olio di cocco e ghi, sono i tre principali oli che da sempre consigliamo nel SAUTÓN Approach.

Insegniamo il modo giusto di consumarli: come, dove, quando e soprattutto quanti, nel nuovo Online Program.


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Fonti:

Vegetable oil: healthy cooking oil or harmful to health?

How is canola oil bad for you? Plus 4 substitutes


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I pericoli degli oli di semi (video)

Gli oli di semi fanno bene o fanno male? (Parte prima)

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