L’olio, la polpa, il latte e altri prodotti che si ricavano dal cocco sono da sempre alla base della vita di molte popolazioni asiatiche, del Pacifico e di molte isole come le Samoa e le Filippine.

Fino ad alcuni decenni fa nessuno degli abitanti di queste zone si sarebbe mai sognato di mettere in discussione le virtù alimentari, terapeutiche e farmacologiche di quello che viene definito “l’albero della vita”.

Il cocco e tutti i prodotti che se ne ricavano erano presenti nella vita di ognuno da prima ancora della nascita (le gestanti ad esempio usavano cospargere ogni giorno il ventre di olio di cocco per prevenire le smagliature e favorire un parto più rapido e indolore) alla morte.

Poi, qualche decennio fa, le cose hanno iniziato a cambiare…in peggio.

La pubblicità e il diavolo nella noce di cocco

Intorno alla metà del secolo scorso è iniziata la parabola discendente che ha rovinato la reputazione dell’olio di cocco: se fino a quel momento era considerato un prezioso ed inestimabile dono di Madre Natura, ecco che nel giro di breve tempo questo frutto meraviglioso è diventato il ricettacolo di tutti i mali.

Il motivo di questo ribaltamento delle sorti è nascosto in un miscuglio di pregiudizi, fraintendimenti e, soprattutto, di strategie di mercato.

All’incirca negli anni ‘50 si cominciarono a studiare gli effetti dei grassi sulla salute di cuore e arterie e, l’olio di cocco in particolare, si trovò sotto i riflettori spietati della ricerca scientifica a causa del suo alto contenuto di grassi saturi.

Già da tempo i grassi saturi erano oggetto di studi molto attenti data la loro propensione a far alzare la colesterolemia ed essendo l’olio di cocco un grasso altamente saturo fu quello che subì le conseguenze più dure.

Dall’oggi al domani l’olio di cocco divenne il grasso blocca-arterie per eccellenza, una triste nomèa che questo olio prezioso ha portato su di sé fino a pochi anni fa.

Sull’onda del panico scatenato dalla notizia che i grassi saturi portano alla tomba, l’industria alimentare (guarda caso sempre molto attenta a cogliere certi segnali nel pubblico dei suoi potenziali clienti) iniziò a pubblicizzare i benefici di altri oli vegetali (ad esempio l’olio di soia e l’olio di mais), degli oli idrogenati e di prodotti come la margarina che in teoria avrebbero dovuto essere presidi eccezionali per la salute.

Olio di oliva, olio di cocco e lardo (che gli esseri umani consumavano da millenni senza pensare nemmeno per un momento che potessero portare all’estinzione), improvvisamente vennero messi al bando perché i grassi in essi contenuti vennero dipinti come altamente dannosi per la salute del cuore.

L’olio di cocco sotto accusa: ignoranza o malafede?

Ciò che all’epoca il pubblico ignorava, e anche molti ricercatori a dire il vero, è che esistono diversi tipi di grassi saturi che hanno effetti differenti sull’organismo: alcuni di questi grassi effettivamente alzano il colesterolo e possono ostruire le arterie.

L’olio di cocco non ha effetti nocivi sul colesterolo e non ostruisce le arterie.

Questa importante informazione non venne mai divulgata nel corso della campagna anti grassi saturi promossa dall’industria dell’olio vegetale che aveva ovviamente tutto l’interesse a far passare per dannosi tutti i grassi saturi senza distinzione.

Purtroppo la ricerca scientifica, come venne condotta in quegli anni, finì per avallare con i suoi risultati le affermazioni divulgate dall’industria, ma come è stato possibile questo?

Il problema è che gli studi sugli effetti dell’olio di cocco sull’organismo vennero condotti utilizzando non olio vergine ma olio di cocco idrogenato o parzialmente idrogenato.

L’idrogenazione, che viene utilizzata per produrre grassi solidi a partire da oli (ad esempio la margarina), ha come pericoloso effetto collaterale di produrre grassi trans che si formano durante il processo di idrogenazione dell’olio.

Questo effetto nocivo non risparmia nemmeno l’olio di cocco che venga sottoposto a questo trattamento, di conseguenza gli studi fatti all’epoca partivano da una premessa completamente sbagliata.

Il diavolo non è nella noce di cocco

All’incirca 70 anni dopo, nel bel mezzo di un’epidemia senza precedenti e che non conosce quasi più confini di diabete, obesità, cardiopatie e cancro, finalmente scienziati e ricercatori hanno “scoperto” ufficialmente quello che le popolazioni citate all’inizio dell’articolo sanno da sempre: non sono i grassi sani contenuti negli oli e in altri prodotti naturali quelli dannosi per la nostra salute.

Il diavolo non si nasconde nella noce di cocco bensì nel cibo spazzatura saturo di zuccheri e grassi trans che per svariati decenni l’industria alimentare ha prodotto a pieno ritmo e pubblicizzato senza porsi alcun limite e senza alcuna reale preoccupazione in merito agli effetti sulla salute.

Cibi sintetici e pesantemente trasformati, specificamente “creati a tavolino” per creare dipendenza,  carichi di grassi trans, sale, additivi, conservanti, coloranti e ad alto contenuto di fruttosio sono i veri responsabili del progressivo declino della salute a cui stiamo assistendo.

Un fenomeno che avviene non solo nel mondo occidentale ma anche tra quelle popolazioni che, “contaminate” dall’influenza degli occidentali, stanno dimenticando le loro tradizioni e iniziano ad ammalarsi come mai prima nella loro storia.

Popolazioni per cui diabete, cancro e infarto erano poco più che parole quasi prive di significato stanno iniziando a pagare il conto della modernizzazione e dell’occidentalizzazione.

Un conto che, a meno di non fare una rapida inversione di marcia, si preannuncia molto salato.

L’olio di cocco: dono della natura contro il cancro

Dopo aver subìto per tanti anni un trattamento così ingiusto finalmente l’olio di cocco sta ricevendo l’attenzione e il credito che si merita.

C’è una ragione se così tante popolazioni sparse per il globo lo hanno usato per migliaia di anni; i benefici derivanti dal consumo di olio di cocco (e dei prodotti del cocco in generale) hanno riempito interi libri e forse ora, spinti dalla situazione di emergenza sanitaria nella quale ci siamo cacciati, siamo pronti a riscoprirli.

Diversi studi effettuati in epoca recente hanno confermato le proprietà anticancro dell’olio di cocco soprattutto in associazione con il cancro al colon, al seno, alla pelle e probabilmente anche al fegato.

In uno studio i ricercatori hanno indotto il cancro al colon in un gruppo di ratti: gli animali venivano alimentati con diete contenenti diversi tipi di grasso per studiare gli effetti di questi grassi sul tumore.

Tra i vari oli utilizzati in questa ricerca erano inclusi olio di oliva, di mais, di cartamo, di cocco vergine e di cocco frazionato.

L’olio di cocco inibiva lo sviluppo del cancro più di ogni altro olio messo alla prova.

L’olio di mais provocava uno sviluppo del tumore con un’incidenza dieci volte maggiore rispetto a quelli che consumavano olio di cocco.

L’incidenza più bassa di tumori a livello dell’intestino tenue si è verificata in ragione del 7% con l’olio di oliva mentre degli animali nutriti a olio di cocco nessuno si è ammalato.

Gli effetti anticancro degli acidi grassi MCFA contenuti nell’olio di cocco sono stati dimostrati anche in caso di cancro al seno indotto chimicamente.

Questa ricerca effettuata dal dottore L. A. Cohen e dalla sua squadra ha dimostrato che l’assunzione di olio di cocco nella dieta impediva lo sviluppo del cancro alla mammella in animali a cui venivano somministrate potenti sostanze cancerogene.

Gli animali nutriti a olio di cocco infatti, tenuti sotto osservazione, non mostravano alcun rilevabile effetto carcinogenico a differenza di quelli alimentati con altri tipi di olio.

L’olio di cocco si è dimostrato efficace anche nel proteggere la pelle dal melanoma.

In un altro studio effettuato sui ratti si è visto che cospargendo la pelle degli animali di sostanze chimiche cancerogene entro venti settimane si sviluppava il melanoma maligno.

Se le stesse sostanze vanivano cosparse sulla pelle insieme all’olio di cocco non si aveva alcun effetto carcinogenico rilevabile.

Cereali e legumi in scatola sono spesso contaminati dall’aflatossina, una sostanza cancerogena prodotta dalle muffe.

L’aflatossina si è dimostrata capace di provocare il cancro al fegato ed è ritenuta la principale responsabile dell’alta incidenza di questa malattia in paesi come Africa e Asia.

Anche nelle Filippine, dove la popolazione consuma grandi quantità di mais in scatola, il cancro al fegato è diventato un’emergenza sanitaria.

Il consumo dell’olio di cocco sembra in grado di proteggere il fegato dagli effetti dell’aflatossina: gli abitanti di Bicol (una regione delle Filippine) consumano grandi quantità di prodotti derivati dal cocco e contemporaneamente grandi quantità di mais ma l’incidenza di casi di cancro al fegato è molto più bassa rispetto ad altre regioni del paese.

Gli effetti anti cancro dei trigliceridi a catena media contenuti nell’olio di cocco sono stati dimostrati anche nel caso di sarcoma chimicamente indotto nei ratti (il sarcoma è il cancro dei tessuti connettivi o fibrosi che sostengono e circondano gli organi).

Gli animali nutriti con una miscela di olio di cocco e olio di pesce hanno mostrato un’inibizione della crescita delle cellule tumorali, un effetto che si ritiene sia dovuto ad una diminuzione della sintesi delle proteine tumorali.

Altri casi studio sull’olio di cocco

Uno studio pubblicato nel 2017 e condotto da ricercatori del Dipartimento di Farmacia, Scienze della Salute e Nutrizione dell’Università della Calabria e del Dipartimento di Scienze della salute dell’Università Magna Grecia, ha rilevato che l’acido laurico, che è il principale componente dell’olio di cocco, inibisce la proliferazione e lo sviluppo delle cellule tumorali senza influenzare le cellule sane.


Gli effetti dell’acido laurico sono stati analizzati in particolare riguardo al cancro alla mammella e al cancro all’endometrio.

E’ stato dimostrato che l’acido laurico ha effetti antiproliferativi e stimola l’apoptosi (cioè la morte cellulare programmata) delle cellule cancerose.

A questo studio si aggiungono altri pubblicati nell’ultimo decennio:

  • Nel 2013 un gruppo di ricercatori dell’Università di Adelaide nel corso di uno studio condotto sul cancro al colon, è stato il primo a notare la capacità dell’acido laurico di indurre l’apoptosi nelle cellule cancerose;
  • Nel 2015 un gruppo di ricercatori dell’Università del Connecticut (USA) ha studiato gli effetti delle proprietà anticancro dei trigliceridi a catena media acido caprico, acido caprilico e acido caproico tutti e tre presenti nell’olio di cocco anche se in minore quantità rispetto all’acido laurico. Lo studio è stato effettuato in merito al cancro al seno, alla pelle e al colon-retto e ha mostrato una significativa riduzione fino al 70% del ciclo vitale delle cellule tumorali.
  • Ancora, nel 2015 uno studio condotto da ricercatori di biomedicina e biotecnologia dell’Università di Taipei (Taiwan) ha rilevato che l’acido laurico aumenta la sensibilizzazione al Cetuximab, un farmaco basato su anticorpi che si legano ai recettori della crescita presenti sulla superficie delle cellule tumorali inibendo il loro sviluppo; il Cetuximab è un farmaco iniettabile che viene comunemente prescritto nei casi di cancro al collo, al colon-retto e alla testa.

L’olio di cocco inoltre si è dimostrato efficace nel migliorare la qualità della vita di pazienti sottoposti a trattamenti chemioterapici in particolare in casi di cancro al seno.

Cancro e sistema immunitario

Ognuno di noi ha cellule cancerose nell’organismo, se non tutti sviluppiamo il cancro è perché il nostro sistema immunitario distrugge queste cellule degenerate prima che possano replicarsi e fare danni.

Secondo quanto affermato da Arthur I. Holleb, vicepresidente senior del settore medico dell’American Cancer Society, fintanto che il nostro sistema immunitario funziona correttamente non dobbiamo temere di ammalarci di cancro.

Il problema può insorgere quando le nostre difese sono indebolite e, incapaci di fornire una difesa efficace, finiscono per essere sopraffatte da queste cellule maligne.

Questa affermazione fatta da Holleb non vale solo per alcuni tipi di cancro o solo in determinate condizioni: la nostra capacità di difenderci da qualunque tipo di cancro in qualunque condizione è direttamente proporzionale allo stato di salute del nostro sistema immunitario.

In altre parole se il sistema immunitario lavora bene il cancro non si sviluppa nemmeno quando siamo esposti a sostanze cancerogene.

Ne consegue da tutto ciò che un sistema immunitario sano è un fattore chiave nella prevenzione di tutte le forme di cancro.

L’olio di cocco rinforza il sistema immunitario

Dato che l’olio di cocco ha effetti anticancro, alcuni ricercatori hanno ipotizzato che gli acidi grassi a catena media in esso contenuti abbiano la capacità di potenziare il sistema immunitario.

Questa ipotesi è stata messa alla prova ed effettivamente si è riscontrato che la monolaurina (un monogliceride dell’acido laurico) stimola la produzione dei globuli bianchi ed in particolare dei linfociti T, i cosiddetti anticorpi killer.

I linfociti T infatti agiscono disgregando e portando alla morte le cellule nemiche bersaglio e favoriscono l’azione dei fagociti macrofagi che hanno la funzione di inglobare e uccidere le sostanze estranee.

I linfociti T attaccano e distruggono qualsiasi sostanza estranea all’organismo comprese le cellule cancerose quindi rivestono un ruolo fondamentale nella difesa contro il cancro.

Un altro studio ha rivelato che gli MCFA possono influenzare la composizione degli acidi grassi del tessuto tumorale e la cinetica delle proteine tumorali inibendo così la crescita del tumore.

Sappiamo anche che l’olio di cocco agisce come antiossidante protettivo in grado di bloccare l’azione distruttiva e cancerogena dei radicali liberi e potenzia il sistema immunitario che combatte queste cellule degenerate.

Inoltre l’olio di cocco si è dimostrato in grado di bloccare la crescita incontrollata delle cellule tumorali e protegge le cellule sane dagli effetti  mutagenici dei carcinogeni.

Dato che l’olio di cocco non ha nessun effetto nocivo, il suo uso sia interno che esterno può essere un modo sicuro ed efficace di prevenire il cancro.

Conclusioni

Tutti questi studi e queste ricerche non significano necessariamente che l’olio di cocco sia la panacea contro il cancro ma semplicemente che la Natura ci ha messo a disposizione molti mezzi per combattere le malattie.

Mezzi che spesso non possiamo o non vogliamo vedere perché accecati dalla presunzione di poter fare meglio, di poter soggiogare e controllare il mondo che ci circonda senza soffrirne le conseguenze.

Per non parlare degli interessi economici di pochi che purtroppo hanno un peso enorme sulla volontà di molti di conoscere e divulgare informazioni così importanti.

Abbiamo parlato dell’olio di cocco e delle sue straordinarie proprietà anche in questi articoli:

L’olio di cocco e i grassi sani proteggono il cervello dall’invecchiamento

Come l’olio di cocco può aiutarti a perdere peso

Ipotiroidismo: cibi da mangiare e cibi da evitare

La dieta e i rimedi per riparare l’intestino e vivere (più) felici

Fonti:

“Le eccezionali proprietà curative dell’olio di cocco” di Bruce Fife, ed. Macro
https://thetruthaboutcancer.com/
https://www.nature.com/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/
http://www.healthy-holistic-living.com/
https://www.oliodicocco.org/

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